Ariccia, una città da ricomporre
Un “corpo” urbano articolato da uno snodo architettonico del ‘600: il complesso berniniano fa da cerniera tra il centro storico, che si abbarbica ai bracci della chiesa di Santa Maria dell’Assunta, e il vasto bosco del Parco Chigi – che si estende per ben 27 ettari dietro al Palazzo baronale – quanto resta delle selve che un tempo coprivano i Colli Albani.
Questa immagine si legge chiara e imponente dalla foto satellitare; ma percorrendo a piedi la piazza o il viadotto “delle arcate”, inaugurato nel 1854 da Pio IX, l’individualità di queste tre parti (il complesso berniniano, il bosco e il centro storico) non si manifesta con la stessa evidenza; Ariccia appare una realtà sfrangiata, poco compatta e disarticolata.
Il bosco non si avverte in tutta la sua imponenza: appare come tagliato dal Palazzo; ne emergono due parti: quella più visibile dal viadotto, dove l’occhio è, purtroppo, costretto a passare attraverso la rete messa in opera per impedire incidenti, e quella più compressa dal muro di recinzione sulla strada laterale. Nonostante ciò, si percepisce, soprattutto guardando dal ponte, la ricchezza della vegetazione: fittissima, intricata che, salendo con la collina, tende a mostrare la sua impenetrabilità di verdi diversi accostati tra loro, che non lascia intuire la presenza di una massicciata percorribile realizzata durante la guerra.
La piazza di Corte, con il complesso berniniano, è il cuore ferito della città. Lo attraversa brutalmente la strada diretta a Velletri, che fa del viadotto l’ingresso alla città, dopo aver quasi svuotato di senso l’asse Porta Napoletana-Porta Romana che costituiva la vecchia arteria di penetrazione.
Del centro storico è difficile presupporre l’esistenza e soprattutto la consistenza: si nasconde, raggrumato dietro la grande mole della chiesa, quasi a volersi schernire di fronte a valori architettonici di più ampio respiro. E quasi, forse, a voler nascondere le sovrastrutture e le ricorrenti impietose superfetazioni ed alcuni imponenti volumi incongrui rispetto al tessuto preesistente che, nel corso degli anni, ne hanno messo a rischio l’organica identità. Nonostante sia ancora presente il peperino nero locale e la “dichiarazione esterna” dei tinelli, quasi tutti trasformati in abitazioni.
Di fatto, dunque, non esiste dialogo tra le tre parti e lo snodo ferito appare mortificato a causa del ruolo perduto.
Come ricomporre la città, ri-attivare le funzioni storiche, ri-comporre il corpo nelle sue pur diverse articolazioni?
L’amministrazione sta lavorando su questo tema, emblematico e strategico rispetto alla riqualificazione urbana e alla qualità del vivere e dell’abitare: un nuovo piano regolatore (quello vigente è del 1977, e ha visto già numerose varianti) e un progetto per ripristinare l’unitarietà del complesso berniniano pedonalizzando il viadotto. L’idea è quella di deviare il traffico lungo il confine del Parco Chigi e di creare un parcheggio multipiano interrato in località.
Questo consentirebbe di liberare la piazza dal traffico e di far respirare di nuovo il corpo articolato della città liberandolo dai flussi di attraversamento.
I lavori in corso per la ripavimentazione dell’asse che attraversa il centro storico, e la sua prevista pedonalizzazione, costituiscono soltanto l’inizio di un processo più ampio destinato a restituire contenuto all’abitato anche attraverso un centro commerciale naturale e una rivisitazione dell’immagine delle fraschette.
A ciò si aggiunga la valorizzazione del patrimonio archeologico: il collegamento con il parco dell’Appia, in relazione agli scavi in corso dell’antica Aricia, all’interno del quale il Comune dovrebbe essere inserito; la villa Volterra ricca di reperti archeologici.
Ma oltre ai suoi valori di città storica, Ariccia è anche una città verde, che sta completando il suo percorso di definizione strutturale. Il Comune ha fatto delle scelte lungimiranti con l’acquisizione nel corso degli ultimi anni di numerose aree incolte e verdi che sta man mano sistemando e rendendo fruibili alla cittadinanza; e ancora, oltre al polmone del Parco Ghigi, Ariccia è proprietaria di circa 17 ettari che sono localizzati amministrativamente nel Comune di Albano e che potrebbero essere utilmente ricollegati con il Parco stesso.
In tutto questo non manca l’attenzione al welfare: la realizzazione del futuro policlinico destinato a sostituire i numerosi “ospedaletti” dei Castelli e a fare di Ariccia un centro propulsore di servizi di alta qualità per il territorio.
In sintesi, un progetto, quello dell’amministrazione, volto a “rivoltare” l’immagine del comune e a disseminare enzimi di innovazione culturale anche attraverso l’approfondimento degli interventi di formazione e scambio con realtà internazionali e la localizzazione della biblioteca nella casina del ministro sulla piazza berniniana.scritto da Manuela Ricci |
Questa immagine si legge chiara e imponente dalla foto satellitare; ma percorrendo a piedi la piazza o il viadotto “delle arcate”, inaugurato nel 1854 da Pio IX, l’individualità di queste tre parti (il complesso berniniano, il bosco e il centro storico) non si manifesta con la stessa evidenza; Ariccia appare una realtà sfrangiata, poco compatta e disarticolata.
Il bosco non si avverte in tutta la sua imponenza: appare come tagliato dal Palazzo; ne emergono due parti: quella più visibile dal viadotto, dove l’occhio è, purtroppo, costretto a passare attraverso la rete messa in opera per impedire incidenti, e quella più compressa dal muro di recinzione sulla strada laterale. Nonostante ciò, si percepisce, soprattutto guardando dal ponte, la ricchezza della vegetazione: fittissima, intricata che, salendo con la collina, tende a mostrare la sua impenetrabilità di verdi diversi accostati tra loro, che non lascia intuire la presenza di una massicciata percorribile realizzata durante la guerra.
La piazza di Corte, con il complesso berniniano, è il cuore ferito della città. Lo attraversa brutalmente la strada diretta a Velletri, che fa del viadotto l’ingresso alla città, dopo aver quasi svuotato di senso l’asse Porta Napoletana-Porta Romana che costituiva la vecchia arteria di penetrazione.
Del centro storico è difficile presupporre l’esistenza e soprattutto la consistenza: si nasconde, raggrumato dietro la grande mole della chiesa, quasi a volersi schernire di fronte a valori architettonici di più ampio respiro. E quasi, forse, a voler nascondere le sovrastrutture e le ricorrenti impietose superfetazioni ed alcuni imponenti volumi incongrui rispetto al tessuto preesistente che, nel corso degli anni, ne hanno messo a rischio l’organica identità. Nonostante sia ancora presente il peperino nero locale e la “dichiarazione esterna” dei tinelli, quasi tutti trasformati in abitazioni.
Di fatto, dunque, non esiste dialogo tra le tre parti e lo snodo ferito appare mortificato a causa del ruolo perduto.
Come ricomporre la città, ri-attivare le funzioni storiche, ri-comporre il corpo nelle sue pur diverse articolazioni?
L’amministrazione sta lavorando su questo tema, emblematico e strategico rispetto alla riqualificazione urbana e alla qualità del vivere e dell’abitare: un nuovo piano regolatore (quello vigente è del 1977, e ha visto già numerose varianti) e un progetto per ripristinare l’unitarietà del complesso berniniano pedonalizzando il viadotto. L’idea è quella di deviare il traffico lungo il confine del Parco Chigi e di creare un parcheggio multipiano interrato in località.
Questo consentirebbe di liberare la piazza dal traffico e di far respirare di nuovo il corpo articolato della città liberandolo dai flussi di attraversamento.
I lavori in corso per la ripavimentazione dell’asse che attraversa il centro storico, e la sua prevista pedonalizzazione, costituiscono soltanto l’inizio di un processo più ampio destinato a restituire contenuto all’abitato anche attraverso un centro commerciale naturale e una rivisitazione dell’immagine delle fraschette.
A ciò si aggiunga la valorizzazione del patrimonio archeologico: il collegamento con il parco dell’Appia, in relazione agli scavi in corso dell’antica Aricia, all’interno del quale il Comune dovrebbe essere inserito; la villa Volterra ricca di reperti archeologici.
Ma oltre ai suoi valori di città storica, Ariccia è anche una città verde, che sta completando il suo percorso di definizione strutturale. Il Comune ha fatto delle scelte lungimiranti con l’acquisizione nel corso degli ultimi anni di numerose aree incolte e verdi che sta man mano sistemando e rendendo fruibili alla cittadinanza; e ancora, oltre al polmone del Parco Ghigi, Ariccia è proprietaria di circa 17 ettari che sono localizzati amministrativamente nel Comune di Albano e che potrebbero essere utilmente ricollegati con il Parco stesso.
In tutto questo non manca l’attenzione al welfare: la realizzazione del futuro policlinico destinato a sostituire i numerosi “ospedaletti” dei Castelli e a fare di Ariccia un centro propulsore di servizi di alta qualità per il territorio.
In sintesi, un progetto, quello dell’amministrazione, volto a “rivoltare” l’immagine del comune e a disseminare enzimi di innovazione culturale anche attraverso l’approfondimento degli interventi di formazione e scambio con realtà internazionali e la localizzazione della biblioteca nella casina del ministro sulla piazza berniniana.scritto da Manuela Ricci |
Per la rubrica Centri Storici – Numero 62 maggio 2007