ROCCA PRIORA
l’insediamento più alto dei Castelli Romani tra storia, ampiezza di sguardi, verde e aria pura
I bellissimi prati del Vivaro, con il campo d’equitazione, e il bosco del Cerquone, rarissimo esemplare che conserva la vegetazione spontanea dei luoghi prima che fosse sostituita dagli impianti di castagni, scansionano l’accesso a Rocca Priora. Più di 11 mila abitanti, situata a 786 mt sul livello del mare e articolata attorno a un interessante borgo storico, è l’insediamento più alto dei Castelli Romani.
«Arroccato sul crinale settentrionale della grande cerchia esterna del massiccio vulcanico laziale, dominava da una parte la via Prenestina e dall’altra la vetusta via Latina che la decadenza e l’abbandono dell’Appia antica avevano fatto passaggio obbligato verso Velletri, Terracina, Gaeta e Napoli, attraverso le fitte selve della Faiola e dell’Algido», così scriveva R. Lefreve nell’introduzione allo Statutum Communitatis Universitatis et hominum Castris Rocheprioris, documento risalente al 1547 con il quale Rocca Priora si affaccia, di fatto, sulla scena dell’età moderna.
Un’alternanza di presenze e di domini ne scandisce la storia dall’età romana – molti storici fanno coincidere l’abitato di Rocca Priora con il sito dell’antico centro latino di Corbium – fino alla sua costituzione come comune nel 1870; l’edificazione di una villa romana, il piccolo nucleo abitato del secolo XI, Castrum Arcis Perjuriae, dai conti Tuscolo, agli Annibaldi, ai Savelli, alla Camera Apostolica alla fine del ’500.
Soprattutto nel periodo medioevale (il Nibby data a dopo il 1191, contemporaneamente alla distruzione di Tuscolo, la nascita del paese medioevale) Rocca Priora comincia a configurarsi con le caratteristiche del borgo, con l’edilizia minuta a schiera che segue le curve di livello e la struttura viaria, per essere poi “forzata” da significative emergenze architettoniche che aggiungono una nuova scala all’edificato residenziale: il castello Savelli (ricostruito nel 1880 da Virginio Vespignani), oggi sede del municipio, e la chiesa dell’Assunta, che risale al XV secolo.
Venendo da piazza Zanardelli, si ha la sensazione di essere sospesi in un luogo magico, con una finestra completamente aperta sulla valle che prospetta la significativa presenza dei nuclei storici di Montecompatri e Colonna. Girando lo sguardo il Maschio d’Ariano chiude il sipario dell’ampio e verde panorama, distogliendo lo sguardo dal quale si incontra la piena facciata posteriore del castello che fa da snodo tra piazza Zanardelli e piazza Umberto I, la più importante del borgo.
Il passaggio tra le due piazze, accompagnato da via Francesco Giacci, segue l’edificio del vecchio palazzo Marcucci che continua in un tutt’uno con il campanile della chiesa dell’Assunta.
La compresenza di grande (il sistema palazzo-chiesa-castello) e piccolo (l’edilizia residenziale) dipana un gioiello prezioso che come una conchiglia consente al visitatore di entrare negli stretti vicoli in cui si sente avvinghiato e trascinato a continuare il percorso perché sa che comunque non potrà perdersi.
L’assenza completa di auto contribuisce a conservare bene l’aurea di antico all’insediamento, che è abbastanza curato sia nell’edilizia privata che nelle vie e negli spazi pubblici.
La medioevale porta del castello (arco ogivale), sul lato occidentale del paese, apre sulla campagna, fungendo da cerniera tra il nucleo più antico e l’insediamento alle pendici del colle e accogliendo le risonanze dei nuclei storici di Montecompatri e Colonna, emergenti dalla campagna sulle loro piccole colline, che già avevano evidenziato la loro presenza dalla piazza Zanardelli.
Nel passato Rocca Priora conservava e vendeva neve. Nell’immediata periferia si incontra, infatti, la chiesa dedicata alla Madonna della neve, costruita con le donazioni degli appaltatori delle nevi.
Oggi Rocca Priora offre storia, ampiezza di sguardi, verde e aria pura, elementi altrettanto preziosi per una civiltà come quella odierna, e di questo può fare certamente il suo punto d’orgoglio.
«Arroccato sul crinale settentrionale della grande cerchia esterna del massiccio vulcanico laziale, dominava da una parte la via Prenestina e dall’altra la vetusta via Latina che la decadenza e l’abbandono dell’Appia antica avevano fatto passaggio obbligato verso Velletri, Terracina, Gaeta e Napoli, attraverso le fitte selve della Faiola e dell’Algido», così scriveva R. Lefreve nell’introduzione allo Statutum Communitatis Universitatis et hominum Castris Rocheprioris, documento risalente al 1547 con il quale Rocca Priora si affaccia, di fatto, sulla scena dell’età moderna.
Un’alternanza di presenze e di domini ne scandisce la storia dall’età romana – molti storici fanno coincidere l’abitato di Rocca Priora con il sito dell’antico centro latino di Corbium – fino alla sua costituzione come comune nel 1870; l’edificazione di una villa romana, il piccolo nucleo abitato del secolo XI, Castrum Arcis Perjuriae, dai conti Tuscolo, agli Annibaldi, ai Savelli, alla Camera Apostolica alla fine del ’500.
Soprattutto nel periodo medioevale (il Nibby data a dopo il 1191, contemporaneamente alla distruzione di Tuscolo, la nascita del paese medioevale) Rocca Priora comincia a configurarsi con le caratteristiche del borgo, con l’edilizia minuta a schiera che segue le curve di livello e la struttura viaria, per essere poi “forzata” da significative emergenze architettoniche che aggiungono una nuova scala all’edificato residenziale: il castello Savelli (ricostruito nel 1880 da Virginio Vespignani), oggi sede del municipio, e la chiesa dell’Assunta, che risale al XV secolo.
Venendo da piazza Zanardelli, si ha la sensazione di essere sospesi in un luogo magico, con una finestra completamente aperta sulla valle che prospetta la significativa presenza dei nuclei storici di Montecompatri e Colonna. Girando lo sguardo il Maschio d’Ariano chiude il sipario dell’ampio e verde panorama, distogliendo lo sguardo dal quale si incontra la piena facciata posteriore del castello che fa da snodo tra piazza Zanardelli e piazza Umberto I, la più importante del borgo.
Il passaggio tra le due piazze, accompagnato da via Francesco Giacci, segue l’edificio del vecchio palazzo Marcucci che continua in un tutt’uno con il campanile della chiesa dell’Assunta.
La compresenza di grande (il sistema palazzo-chiesa-castello) e piccolo (l’edilizia residenziale) dipana un gioiello prezioso che come una conchiglia consente al visitatore di entrare negli stretti vicoli in cui si sente avvinghiato e trascinato a continuare il percorso perché sa che comunque non potrà perdersi.
L’assenza completa di auto contribuisce a conservare bene l’aurea di antico all’insediamento, che è abbastanza curato sia nell’edilizia privata che nelle vie e negli spazi pubblici.
La medioevale porta del castello (arco ogivale), sul lato occidentale del paese, apre sulla campagna, fungendo da cerniera tra il nucleo più antico e l’insediamento alle pendici del colle e accogliendo le risonanze dei nuclei storici di Montecompatri e Colonna, emergenti dalla campagna sulle loro piccole colline, che già avevano evidenziato la loro presenza dalla piazza Zanardelli.
Nel passato Rocca Priora conservava e vendeva neve. Nell’immediata periferia si incontra, infatti, la chiesa dedicata alla Madonna della neve, costruita con le donazioni degli appaltatori delle nevi.
Oggi Rocca Priora offre storia, ampiezza di sguardi, verde e aria pura, elementi altrettanto preziosi per una civiltà come quella odierna, e di questo può fare certamente il suo punto d’orgoglio.
scritto da Manuela Ricci |
Per la rubrica Centri Storici – Numero 72 giugno 2008